"Favole antiche" e "disperati affetti" sono due posizioni della mente e dellanimo che, intrecciandosi dinamicamente nel pensiero e nellopera di Leopardi, coinvolgono questioni relative non solo alla storia delluomo, ma anche al senso stesso dellessere in generale, alla direzione del suo destino. Perché lessere? Perché il male? Perché il nulla? E ancora: di fronte allirrompere dilagante dellottimismo razionalista, che ne è della poesia? Quali le sue possibilità in un mondo, come quello moderno, incapace di narrare ancora "favole", ma che, nella "disperazione" dellaffetto, non può tuttavia rinunciare alla memoria? Distante sia dai classicisti sia dai romantici, Leopardi reinterpreta i miti in termini antropologici e ontologici, chiamandoli con pregnanza vichiana "favole antiche" e inserendosi nel grande dibattito europeo sulla morte o resurrezione degli dèi. Nella sua visione, il tramonto dei miti coincide con la perdita della fantasia creatrice, la quale si alimentava della facoltà di ascoltare la natura e di parlare con essa. Un divorzio drammatico che ha condannato luomo moderno a vivere passioni senza speranza, "disperati affetti", come quelli che portarono Saffo al suicidio. Tuttavia, la consapevolezza dello scacco cui luomo è condannato non approda a uno sterile nichilismo, proprio perché lascia aperto uno spiraglio sulla possibile nascita di una nuova mitopoiesi nutrita dal dubbio e dallin_nita interrogazione: la "poesia senza nome" dei canti pisano-recanatesi e, in particolare, della Quiete dopo la tempesta e del Sabato del villaggio, ma anche due operette singolarmente "fantastiche" come il Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie e il Cantico del gallo silvestre ne sono validi esempi. Assumere su di sé un destino di precarietà è lunico gesto che possa ancora salvare la dignità dellessere mortale: nellabbozzato inno Ad Arimane il poeta lancia la sua s_da estrema di creatura abbandonata dalle "favole antiche" e orgogliosamente consapevole della propria irripetibile finitezza.
Lucio Felici ha lavorato per quaranta anni nelleditoria e ha tenuto corsi di letteratura italiana in vari atenei, da ultimo allUniversità Ca Foscari di Venezia. È socio del Centro Nazionale di Studi Leopardiani e del Centro mondiale della poesia e della cultura "Giacomo Leopardi" di Recanati. A Leopardi ha dedicato la maggior parte dei suoi studi, pubblicando, fra laltro, un commento ai Canti (Roma, Newton Compton, 1974, nuova ed. 1996) e una raccolta di Tutte le opere, sia in due volumi (con Emanuele Trevi, Roma, Newton Compton, 1997, 20053) sia in cd-rom (Roma, Lexis Progetti Editoriali, 1998). Altri suoi contributi (edizioni e saggi) vertono principalmente sulla letteratura del Sette-Ottocento. Per la Garzanti Grandi Opere ha diretto, con Nino Borsellino, Scenari di fine secolo (Milano 2001, 2 tomi), continuazione della Storia della letteratura italiana fondata da Emilio Cecchi e Natalino Sapegno. Per "I Meridiani" di Mondadori ha curato, con Claudio Costa, Tutte le poesie di Trilussa (Milano 2004, 2005).