"La rosa della mia guerra". Così DAnnunzio chiama Venturina, quando, nelle pause fra unimpresa e laltra, torna dal fronte a Venezia assetato di musica e damore. Sì, è un amore grande, uno dei pochi nella vita del Vate-dongiovanni (in tre anni le scrive oltre milleduecento lettere!). Ed è un amore scandaloso. La giovane dama, Olga Brunner Levi, unebrea triestina maritata a un veneziano che ne condivide la melomania (lascerà il bel palazzo sul Canal Grande per costituirvi la nota Fondazione Ugo e Olga Levi per gli studi musicali), appartiene alla buona società: e vorrà secretato per decenni quel rovente carteggio che solo ora torna in piena luce. Vibranti di schietta sensualità, le lettere toccano tante altre corde: la tenerezza infantile, lumorismo gioioso, e poi sospetti, ripicche, gelosie Ecco le serate-concerto, lincanto della Laguna, lattesa trepida ed eccitata dellazione bellica, la descrizione delle trincee insanguinate nella crudele bellezza del paesaggio: insomma, il carteggio ci svela il volto intimo di Gabriele, laltra faccia del poeta-soldato. E non mancano gemme di versi improvvisati su quei fogli e lì dimenticati, e tante pagine in dialetto veneziano che col suo orecchio impeccabile lImaginifico usa con melodiosa facilità. Scritte con il tocco leggero delle raffinate "faville", ma tanto più calde di vita, le lettere a Venturina serbano dunque una piacevole sorpresa ai patiti di Venezia e ai lettori dal palato più esigente.
Pietro Gibellini, ordinario di letteratura italiana a "Ca Foscari", ha al suo attivo molti studi dannunziani, fra cui il testo critico di Alcyone. Dirige lEdizione Nazionale delle opere di Gabriele dAnnunzio.
Lucia Vivian si è laureata nel 1999 a "Ca Foscari" discutendo una tesi sul carteggio fra Gabriele dAnnunzio e Olga Brunner Levi. Lavora presso la Regione del Veneto.