Linfluenza di Leo Longanesi sul giornalismo e la cultura italiana. Il giornalismo italiano tra fascismo, Resistenza e Repubblica. La questione della destra (culturale e politica) nellItalia repubblicana. La trasformazione della società italiana negli anni cinquanta, alla vigilia del "miracolo economico".
Leo Longanesi nellultima fase della sua vita (1950-57), trascorsa a Milano, dove diede vita anche allomonima casa editrice, fondò e diresse "Il Borghese", la sua terza maggiore creazione giornalistica, dopo i celeberrimi "LItaliano" (1926-42) e "Omnibus" (1937-39). Tra i suoi numerosi collaboratori, il "Borghese" poteva annoverare alcuni giornalisti e scrittori che giocarono un ruolo rilevante e rappresentativo degli umori di larghi settori della società italiana nel passaggio dal fascismo alla democrazia: Giovanni Ansaldo, Luigi Compagnone, Giuseppe Prezzolini, Henry Furst e Indro Montanelli. Durante la direzione di Longanesi, "Il Borghese", rivista graficamente assai elegante, a metà strada tra letteratura e politica, mirò a costituire un raffinato contraltare al "Mondo" di Mario Pannunzio, a dare visibile rap-presentanza culturale alla borghesia italiana che inclinava esplicitamente a destra, non si era identificata nella Resistenza, nutriva ostilità verso ogni pensiero progressista, e, pur senza ridursi ad un arroccamento nostalgico, non accettava lopinione correntemente divulgata del fascismo quale male assoluto nella storia dItalia. "Il Borghese", inoltre, rappresentò un laboratorio in cui furono sviluppati modelli giornalistici che, nei decenni successivi, avrebbero trovato diffusione su larga scala: basti pensare, per esempio, alla feroce critica del potere (democristiano), una critica, però, che, in congiunture particolari (soprattutto elettorali), che ne mettevano in pericolo la sopravvivenza, lasciava spazio ad un quasi incondizionato sostegno di quel potere tanto esecrato: un anticipo della strategia montanelliana del "Mi turo il naso ed invito a votare Democrazia Cristiana".
RAFFAELE LIUCCI, storico, vive a Venezia. Si è occupato, prevalentemente, di storia del giornalismo e di storia degli intellettuali. Collaboratore di "Belfagor", ha pubblicato La tentazione della "casa in collina". Il disimpegno degli intellettuali nella guerra civile italiana (Milano, Unicopli, 1999).