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Non solo Woody Allen

978-88-317-7074-3

La tradizione ebraica nel cinema americano è molto più radicata di quanto non si sia abituati a pensare; basti citare tra i produttori i Mayer, i Goldwyn, i Cohn, tra i registi Ernst Lubitsch, Billy Wilder, Joseph Mankiewicz, Otto Preminger, Steven Spielberg, tra i divi i fratelli Marx, Mel Brooks, Danny Kaye, Jerry Lewis, Joan Crawford, Lauren Bacall…

"Il contributo ebraico è un fenomeno ormai assodato, e che di fenomeno si tratti è confermato dalla sproporzione evidente tra l’innegabile visibilità e l’esiguità numerica di questa minoranza ormai ridotta a poco più del due per cento della popolazione".

Questo libro racconta le caratteristiche e gli sviluppi di questo fenomeno. Celebri attori, sceneggiatori, grandi registi sono i protagonisti del volume fatto di approfondimenti che partono dalle radici yiddish della tradizione ebraico-orientale della prima metà del secolo (Waszynski) per arrivare al cinema progressista di Hollywood (Elmer Rice, Ben Hecht) al filone comico (i Marx, Allen, Mel Brooks) alle caratteristiche culturali ebraiche di alcuni autori (Wilder, Lubitsch, Spielberg). Il filo conduttore parte dal "doppio" (dybbuk dell’immaginario yiddish) e dalla maschera di nerofumo del "cantante di jazz" di Samson Raphaelson e arriva al gioco combinatorio e cabbalistico di Zelig di Woody Allen e di La casa dei giochi di David Mamet, fino all’ultima, più recente, produzione.

La visibilità ebraica nel cinema americano dopo anni di laboriosa e silenziosa escalation ha oggi indubbiamente acquistato una dimensione diversa: forse è merito del primato conquistato nel campo del comico (primo fra tutti Woody Allen), forse è merito di Spielberg... Nel ricostruire questo stretto rapporto – precisa l’autore – "mi sono limitato a privilegiare temi, autori e motivi che mi sembrino comunque rappresentativi e che consentano di ritrovare qualcosa della nostra storia personale – dei nostri dubbi, delle poche certezze, delle domande a cui talmudicamente cerchiamo di rispondere con altre domande – sullo schermo-specchio ingigantito del cinema americano".

Guido Fink è direttore dell'Istituto italiano di cultura di Los Angeles. Professore di lingua e letteratura inglese all'Università di Firenze è studioso di letteratura angloamericana, di cultura ebraica e di cinema. Autore di numerosi saggi e curatore di classici, per Marsilio ha curato le Leggende del palazzo del governatore di Hawthorne (1990) e Shamela di H. Fielding (1997).

Autore

si occupa di letteratura angloamericana, di cultura ebraica e di cinema. È autore e curatore di numerose pubblicazioni, tra cui I testimoni dell'immaginario (Roma 1978), Il recupero del testo. Aspetti della letteratura ebraico-americana (Bologna 1988), di una guida alla lettura de Il dottor Jekyll e il signor Hyde (Torino 1991) e di una traduzione della Commedia degli errori di Shakespeare (Milano 1995). Per la Letteratura universale Marsilio ha curato Shamela di Henry Fielding (1997).