fbpx

Il faggio degli ebrei

Il faggio degli ebrei

a cura di
2° ed.
978-88-317-6877-1

Vero cult book che in Germania ha venduto più di sei milioni di copie e che ha dato alla Droste la fama della più grande scrittrice dell’Ottocento tedesco, Il faggio degli ebrei ha il fascino di un moderno giallo con tutti i più sottili artifici per catturare, coinvolgere e poi lasciare solo il lettore nella ricerca del colpevole e nella ricostruzione dei fatti narrati.Il racconto, che intreccia dati sociali e ambientali a temi magici e mitici della tradizione popolare, riflessi di antiche credenze religiose a un crescente fatalismo tragico, muove dalla decadenza morale e materiale del giovane Friedrich Mergel che viene trascinato ineluttabilmente al male da uno zio dai tratti demoniaci. Ma esso va ben oltre la vicenda di miseria, di omertà e di furti dettati dal bisogno e dalle disparità sociali, per incentrarsi tutto sull’omicidio dell’ebreo Aaron, sulle motivazioni complesse del gesto assassino, e soprattutto sulla condanna che, dopo ventotto anni, attende implacabile il colpevole nello stesso luogo del delitto. Ed è proprio l’albero, il grande faggio che dà il titolo al racconto, il simbolo forte del male e, insieme, della giustizia che sa aspettare a lungo il momento della verità. Ma quale verità e quale giustizia, proprio all’alba della rivoluzione francese?

Autore

(1797-1848) - considerata oggi la più importante scrittrice tedesca dell’Ottocento - discende da una famiglia di antica nobiltà vestfalica. Nel 1826, alla morte del padre, si trasferisce dal castello avito alla residenza vedovile della madre, dove conduce la tipica esistenza di una donna non sposata di buona famiglia; trascorre gli ultimi anni della sua vita nel clima mite di Meersburg sul lago di Costanza, vicino all’amata sorella Jenny e al marito di lei. Dominata da una madre forte e rigidamente cattolica, condiscendente alle convenzioni del suo status sociale, la Droste vive un’esistenza appartata che potrebbe apparire tipicamente biedermeier, se non fosse per il modo in cui vive la propria solitudine e riesce a dare chiara voce, nelle sue raccolte di versi, alle proprie inquietudini di donna e a un lacerante conflitto tra fede e passione.