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La dama sciocca

La dama sciocca

a cura di , traduzione e note di

pp. 296, 2° ed.
978-88-317-5901-4

Nel matrimonio, dice Lope de Vega, ciascuno cerca ciò che gli manca, tuttavia nessun uomo ammetterebbe mai di essere privo di intelligenza. E dunque in quali arti deve eccellere una dama spagnola del xvii secolo se vuole trovare marito? Le giova davvero conoscere filosofi e poeti o non è piuttosto favorita dal destino se confonde addirittura le lettere dell'alfabeto? Delle due sorelle protagoniste della commedia, Nise, povera e dotta, ha riempito la casa di libri e rischia il ridicolo come un Don Chisciotte femmina; Finea, sciocca e ricca, è così refrattaria al sapere da mettere in crisi anche il più accomodante dei suoi pretendenti. Ma il gioco delle parti viene sconvolto da chi si sottrae a ogni calcolata lungimiranza: Amore, il più efficace dei maestri, finisce per addomesticare nel migliore dei modi uomini e donne e la ex-sciocca Finea avrà modo di dimostrare una acquisita saggezza sciogliendo l'intreccio in una giusta miscela di ragione e passione. Commedia d'intreccio e mossa, La dama sciocca si apre verso nodi problematici e motivi di interesse di vasta portata: la serie di riflessioni sul tipo di istruzione da dare alle donne; la presenza di un sonetto autocommentato dall'autore dove viene tracciato l'elogio dell'amor platonico e che attesta la conoscenza di Lope della filosofia e letteratura italiana; l'esistenza di due redazioni della commedia sostanzialmente dissimili che mettono a fuoco le strategie editoriali cui il «Fénix de los ingenios» sottometteva i propri testi passando dal palcoscenico alla diffusione a stampa.

Maria Grazia Profeti insegna letteratura spagnola presso l’Università di Firenze. Si è occupata di teatro barocco con monografie, testi critici, bibliografie (Lope de Vega, Pedro Calderón de la Barca, Tirso de Molina, Luis Vélez de Guevara, Juan Pérez de Montalbán, Francisco Rojas Zorrilla, Augustín Moreto e altri), dell’opera poetica di Francisco de Quevedo, della generazione del ’27 (Federico García Lorca, Luis Buñuel), di rapporti interculturali (la commedia barocca spagnola nell’Italia del Seicento), di scrittura sulla moda.

Rosario Trovato insegna lingua spagnola presso l’Università di Catania. Da tempo si occupa di traduzioni, tra le quali ricordiamo le Rime di G. Adolfo Bécquer e La favola di Polifemo e Galatea di Luis de Góngora. Ha curato l’edizione di Marine del Regno di Sicilia, manoscritto autografo di Tiburzio Spannocchi e la antologizzazione di poeti contemporanei (A. Carvajal, M.G. Lozano).

Autore

(1562-1635) si impone già ai contemporanei come una leggenda vivente: chiamato «prodigio della natura», «Fenice degli ingegni», ogni cosa che esce dalla sua penna viene giudicata eccellente, tanto che il detto «pare di Lope» si codifica in forma proverbiale a indicare la perfezione. Con le sue 1400 commedie - 1800 secondo un'altra fonte, ce ne restano comunque più di 400 - poteva ben a diritto essere considerato re indiscusso dei teatri (colui che si era impadronito della «Monarchia comica», come con una certa amarezza dice Cervantes). Ma la sua produzione comprende anche 400 autos, componimenti teatrali di tipo religioso, spesso in lode del sacramento dell'Eucaristia, 45 libri poetici e un buon numero di opere in prosa, iscrivibili nei diversi «generi» seicenteschi. Un corpus testuale che rivela un grande magistero letterario e teatrale, e che meriterebbe di essere meglio conosciuto in Italia.