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In difesa dell'Italia

In difesa dell'Italia

a cura di
2° ed.
978-88-317-5862-8

Nel 1373 Francesco Petrarca aveva ormai visto la sconfitta di una battaglia politica condotta con lunga e inesausta passione, quella per il ritorno a Roma della sede pontificia: Urbano V era rientrato ad Avignone ed era morto in terra di Francia, e il suo successore, Gregorio XI, appariva succube del partito gallicano, deciso a trattenere la Chiesa nell’infamia della cattività avignonese. Ma l’idea di Roma non ammetteva sconfitte: così, il grande intellettuale trasforma l’occasione di una polemica personale (la risposta alle critiche suscitate da una sua celebre lettera al papa) in un manifesto di quell’ideale. Le pagine dell’Invettiva definiscono e ricreano il mito di Roma, con rabbia ed entusiasmo, con pietà di cristiano e rigore di storico, e lo consegnano, come conquista storiografica e modello culturale, al Rinascimento europeo.

Giuliana Crevatin svolge attività di ricerca presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Ha pubblicato l’edizione bilingue della Vita di Bartolomeo Colleoni di Antonio Cornazzano (Roma 1990), l’edizione critica del De gestis Cesaris del Petrarca (Pisa 2003), oltre a numerosi studi dedicati al Petrarca stesso e alla letteratura latina dell’Umanesimo.

Francesco Petrarca (Arezzo 1304 - Arquà 1374), il poeta del Canzoniere, ha fatto del proprio "io" il centro e il cuore della produzione poetica. Accanto a questa, un gigantesco progetto culturale, concepito per opporre alla miseria contemporanea lo splendore e la misura "umana" dell’antichità. Della cultura latina il Petrarca ha praticato quasi tutti i generi: dalla poesia (epica e bucolica) all’epistolografia, al trattato morale, alla storiografia.

Autore

(Arezzo 1304 - Arquà 1374), il poeta del Canzoniere, ha fatto del proprio "io" il centro e il cuore della produzione poetica. Accanto a questa, un gigantesco progetto culturale, concepito per opporre alla miseria contemporanea lo splendore e la misura "umana" dell’antichità. Della cultura latina il Petrarca ha praticato quasi tutti i generi: dalla poesia (epica e bucolica) all’epistolografia, al trattato morale, alla storiografia.