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Drammi comici per musica III

Drammi comici per musica III

III. 1754-1755
a cura di , introduzione di

pp. 752, 1° ed.
978-88-317-2461-6
Dal 1753 al 1755 Goldoni continua a svolgere con successo l’attività di librettista, attuando una scaltra mediazione fra convenienze e occasioni, attese e sorprese, decoro e facezie. Il suo fantasioso sperimentalismo si basa sulla pratica quotidiana della scena, sugli umori della sala, sull’intelligente collaborazione con cantanti e compositori. Dal confronto dialettico tra palcoscenico e platea nascono invenzioni ingegnose che mettono placidamente alla berlina le smanie e le manie di nobili e borghesi.
Sotto lo sguardo divertito dello spettatore di allora e del lettore di oggi, sfila una variopinta galleria di personaggi vivacissimi: l’aristocratica pervicace e il contadino saggio, il farmacista scimunito e il barnabotto arrogante, la servetta sbarazzina e il minchione turlupinato.
Il testo più celebre di questo periodo è certamente Il filosofo di campagna, ripreso da Malta a Dublino, mentre Le nozze, che debuttano in una sala non veneziana, rappresentano il primo contatto operistico di Goldoni con i teatri di Bologna.

Autore

Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna.