fbpx

Il futuro europeo della portualità italiana

Il futuro europeo della portualità italiana


pp. 324, 1° ed.
978-88-317-1821-9
Il futuro della portualità italiana è europeo o non è. Come ogni altra "industria" del nostro Paese anche la portualità si trova di fronte alla necessità di rispondere alle sfide dell'innovazione tecnologica e organizzativa della sua filiera produttiva e della globalizzazione dei suoi mercati. Globalizzazione che nel settore marittimo portuale si presenta sotto la forma del gigantismo navale e di quello del gigantismo portuale, che tendono a escludere dal mercato dei traffici transoceanici i porti che non riescono ad adattarvisi. Il futuro è dei porti ubicati lungo le rotte che collegano i grandi mercati mondiali ma solo se capaci di trattare grandi volumi di traffico e di farlo a efficienza crescente. Porti da integrare in ampi sistemi logistici organizzati attorno a retroporti e interporti atti a consolidare/deconsolidare traffici inoltrati lungo corridoi multimodali verso ampi mercati contendibili. Nessuno dei porti italiani è oggi nelle condizioni di contendere i traffici mondiali da e per l'Europa ai porti del Mare del Nord. Da questa condizione di minorità si può uscire solo riordinando i porti in pochi sistemi multiportuali, sfruttando l'"occasione" della nuova strategia di costruzione della rete trans-europea dei trasporti, Ten-T, entro il 2030. La condizione è che l'Italia riformi radicalmente in senso europeo il suo quadro normativo: riducendo e gerarchizzando le sue autorità portuali, aprendo i mercati dei servizi portuali e di quelli tecnico-nautici a una maggior concorrenza, allineando al diritto europeo l'affidamento delle concessioni e il lavoro portuale, riformando il regime di esercizio del traffico ferroviario merci e dell'autotrasporto in un'ottica di più spinta sostenibilità ambientale. I vantaggi conseguibili con questo approccio sono esemplificati nel caso del multiporto-corridoio dell'Alto Adriatico: il più "europeo" di tutti per la necessità funzionale "transfrontaliera" di vedere i porti italiani di Ravenna, Venezia e Trieste operare in regime di coopetition (cooperazione e competizione) con il porto sloveno di Koper e quello croato di Rijeka. Il contributo di innovazione tecnologica e organizzativa dello "scalo" di Venezia al raggiungimento degli obiettivi alto adriatici comuni è, infine, illustrato con la descrizione del progetto di porto integrato offshore-onshore in corso di avanzato sviluppo.

Autori

è presidente dell’Autorità portuale di Venezia e membro dell’Advisory Board dell’International Transport Forum presso l’OECD. Professore ordinario di Economia dal 1980 al 2003, è stato rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia (1992-1996), ministro dei Lavori pubblici e delle Aree urbane (1996-1998), sindaco di Venezia (2000-2005), parlamentare europeo (1999-2009) e presidente della Commissione Trasporti (2003-2009) del Parlamento europeo.
, ordinario di diritto dell’Unione Europea nell’Università di Udine, ha insegnato in varie università italiane e all’estero. Ha diretto la Fondazione ETL – European Transport Law. Esperto di diritto dell’Unione Europea, si è occupato di numerosi dossier fra cui , nel periodo 1997-1999, della riorganizzazione del trasporto aereo in occasione della ristrutturazione di Alitalia, della fusione con KLM e dell’avvio di Malpensa, della riorganizzazione del comparto autostradale, della promozione dell’intermodalità e della riforma della portualità. Ha svolto incarichi istituzionali in Italia e all’estero fra cui lo European Forum for Energy and Transport, il Presidente Autorità portuale di Trieste, il Consigliere di Amministrazione di Alitalia.