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La parola scoscesa

La parola scoscesa

Poesia e paesaggi di Luciano Cecchinel

pp. 240, 1° ed.
978-88-317-1418-1
«La presenza nella poesia italiana delle opere di Luciano Cecchinel è senz'altro una realtà che imprime il sigillo di sempre inaspettate novità. I temi solo molteplici e ruotano come punti mobili attorno alle più varie situazioni. Il primo libro di Cecchinel, Al tragol jért, io l'ho conosciuto piuttosto tardi, nel senso che la forza espressa mi procurò una vera e propria meraviglia. Fu a fine anni '80, al Premio "Città di Thiene", quindi con l'avallo implicito di Meneghello, e con la presenza in giuria di una figura che bisogna dire carismatica come David Maria Turoldo, che conobbi direttamente Cecchinel. Il rilancio del dialetto come strumento letterario principe non poteva trovare migliore esempio che nel suo lavoro. Mi si impressero nella mente molte delle figure che a me, reduce da recenti esperienze dialettali, continuarono per molto tempo in citazioni spontanee come ricorsi da lontananze che erano anche mie. La figura del tos·at de cros·èra, vero e proprio outcast, il ricordo della ragazza vagheggiata e mai chiamata, quasi una semplice verità esistenziale, l'appello a Mani e a divinità agresti di fronte a una dissoluzione che già mostrava di intaccare come una lebbra il mondo della memoria, trovavano nell'aspro e arduo moto espressivo di Cecchinel una forza che prometteva rinascite e riapparizioni di incredibile vivezza. Così è stato con l'apparizione di Lungo la traccia, in una lingua italiana fiorita sia di puntelli dialettali sia, al polo opposto, di ricordi americani con richiami di slang abbarbicati alla realtà della famiglia che, come tante altre nel nostro paese, aveva affrontato i problemi dell'emigrazione. E Lungo la traccia ripopolava la comune fantasia nazionale di straordinarie presenze in cui la ricchezza di nuove immagini sia come paesaggi sia come atmosfere non ha paragoni analoghi in altre opere del nostro Novecento poetico» Andrea Zanzotto