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Senza alibi

Senza alibi

Perché il capitalismo italiano non cresce più

pp. 256, 1° ed.
978-88-317-1156-2
È una chiara visione politica - sostiene Marco Simoni - la grande assente della seconda Repubblica. Di conseguenza le riforme - che pure non sono mancate - hanno avuto l'effetto di bloccare la crescita dell'economia italiana. L'Italia si è impoverita negli ultimi dieci anni: è urgente capire perché. Per smascherare gli alibi invocati da una classe politica inconcludente è necessario ripercorrere le principali vicende economiche e politiche del ventennio appena trascorso - dal caso Fiat al dramma della precarietà e alla disputa sull'articolo 18, dalle privatizzazioni di Telecom e Alitalia alle scelte delle aziende che nonostante tutto ce l'hanno fatta - e confrontarle da un lato con le altre economie (quelle che funzionano) e dall'altro con l'Italia che cresceva, negli anni cinquanta-sessanta trainata dall'industrializzazione di massa, e negli anni settanta-ottanta dalle esportazioni dei distretti. Si capisce allora che il nostro non è "un paese per Facebook" ma neanche una realtà in cui la grande industria manifatturiera riceve i benefici di istituzioni cooperative. L'Italia ha riformato il suo capitalismo in profondità ma in maniera incoerente e, soprattutto, senza tenere in sufficiente conto l'impatto che le riforme avrebbero avuto sulle piccole e medie imprese dei distretti e sulle poche grandi aziende rimaste. In assenza di una visione politica organica che guidasse i cambiamenti nelle sfere cruciali del capitale e del lavoro, si sono importati istituti e modelli da altre nazioni, anziché compiere scelte che avessero come bussola la realtà del paese e le sue potenzialità. L'effetto negativo di queste decisioni tracima dall'ambito strettamente economico in quello politico e sociale. L'analisi proposta in questo libro consente di identificare le responsabilità di chi ha compiuto quelle scelte, senza ricorrere a strali populisti per comprendere il fallimento della seconda Repubblica; pur non negando la gravità della condizione attuale, infine, consente di riconoscere le fonti a cui si può attingere perché i prossimi vent'anni siano di segno diverso. Facendo leva sulle forze del paese e sulle sue caratteristiche è possibile, infatti, invertire la china e costruire un capitalismo che sia al passo con i tempi dell'economia internazionale, mettendo l'Italia in grado di fare le cose di cui è capace.

Autore

(1974), economista e politologo, insegna alla London School of Economics. Esperto di capitalismo comparato e relazioni industriali, scrive per «Il Sole 24 ore».