fbpx

Drammi comici per musica II

Drammi comici per musica II

II. 1751-1753
a cura di , introduzione di

pp. 768, 1° ed.
978-88-317-0892-0
«Son fitto al tavolino di giorno e di notte». Così, in uno sfogo sincero, scriveva Goldoni nell'ottobre del 1751 con riferimento alla sua febbrile attività di commediografo e librettista. I due teatri veneziani che il letterato all'epoca sentiva «sulle spalle» erano il Sant'Angelo per la prosa e il San Samuele per la musica. Scritti nello stesso periodo della Locandiera, anche i drammi giocosi musicati da operisti quali Galuppi, Bertoni, Giuseppe Scarlatti e successivamente rivisitati da Piccinni, Cimarosa, Salieri e Haydn, rivelano un fuoco d'artificio di trovate, di arguzie, d'invenzioni verbali spesso accompagnate da sorprendenti soluzioni drammaturgiche. Testi nei confronti dei quali perfino grandi capolavori del teatro mozartiano, come Don Giovanni e Così fan tutte, presentano debiti palesi per quanto non sempre riconosciuti in sede critica.

Autore

Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna.