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Documentario come arte

Documentario come arte

Riuso, performance, autobiografia nell'esperienza del cinema contemporaneo

pp. 120, 2° ed.
978-88-317-0828-9
Il documentario si presenta oggi come un’esperienza filmica in cui prosperano laboratorialità e sperimentazione. Una palestra estetica in cui il rapporto con le arti visive si è sviluppato enormemente, sino a rendere precarie distinzioni e terminologie in uso sino a pochi anni fa. Da tempo se ne è accorta l’arte contemporanea, sempre più interessata al film autobiografico e alla dimensione performativa dell’autore. O a pratiche, come il reenactment e il found footage, capaci di rivedere i cardini della rappresentazione realistica e i suoi immaginari cinematografici. Ma allora cosa intendiamo oggi con la parola «documentario»? Quali aspetti del “reale” ci racconta? E perché, staccandosi dall’idea di semplice specchio del mondo, è diventato la forma d’arte più incisiva della contemporaneità?

Autore

insegna cinema all’Università Iuav di Venezia e fa parte, con Studio Azzurro e altri, dell’équipe che ha progettato il Museo Internazionale Federico Fellini di Rimini. Oltre a diversi saggi sull’opera del regista, ha curato Bibliofellini, la bibliografia internazionale in tre volumi, edita dalla Fondazione Fellini e dalla Scuola Nazionale di Cinema (2002-2004). Con Marsilio ha pubblicato Storia del documentario italiano (20184), Recycled cinema (20202), Documentario come arte (20203). Filmmaker – ultimi suoi film Cinema grattacielo (2017) e Mi sono svegliato (2020) -, ha curato mostre d’arte cinematografica, in Italia e all’estero, e condotto Corto reale. Gli anni del documentario italiano, un programma per Rai Storia sulla non-fiction italiana.