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Lampi

Lampi

a cura di

pp. 232, 1° ed.
978-88-317-0771-8
Scritto nel 1936, Inazuma (Lampi) segna una tappa fondamentale nell'evoluzione artistica di Hayashi Fumiko, il passaggio da una scrittura più strettamente avvinta all'esperienza personale a una narrativa che vuole essere oggettiva. Una scelta non solo stilistica, ma che tocca nodi profondi e complessi come il rapporto fra gender, genere sessuale, e genre, genere letterario. Al centro del romanzo Kiyoko, il prototipo della giovane donna ribelle, concentrata nella ricerca testarda della propria indipendenza e pur tuttavia piena di contraddizioni nel suo rifiuto di piegarsi all'etica tradizionale che vuole una donna moglie e madre. La sua diversità è scritta nel corpo, nel labbro leporino, la cui cicatrice deturpa un volto altrimenti perfetto; la sua ricerca di una vita diversa, lontana dalla famiglia d'origine e dai modelli di femminilità interpretati dalle sorelle, è problematica, e il suo stesso rifiuto del matrimonio non è rifiuto dell'istituzione, quanto delle pressioni sociali e familiari dalle quali come donna si vede costretta. Romanzo dell'ambiguità, Inazuma si conclude senza dare al lettore alcuna certezza. Kiyoko decide di riprendere gli studi e di trovare un lavoro che le consenta di vivere con dignità, non rifiuta il matrimonio in sé, quanto la realtà familiare nella quale è cresciuta, un rapporto di coppia come quelli che ha visto vivere dalle sorelle. Ma rimane il dubbio che la possibilità di un amore differente le sia precluso dal suo handicap.

Autore

(1903-1951) arriva a To¯kyo¯ dalla provincia all’inizio degli anni venti. Giovane, determinata, eccentrica, ribelle e senza un soldo, insofferente alle regole, anticonformista nella vita come nella scrittura, donna, di bassa estrazione sociale, illegittima, è fatalmente destinata alla discriminazione in una società patriarcale come quella del Giappone prebellico. Eppure, nel 1928, la pubblicazione sulla rivista «Nyonin geijutsu» (L’arte delle donne) delle prime puntate del “diario poetico” Ho¯ro¯ki (Diario di una vagabonda) le regala un immediato e inatteso successo. Attraverso le pagine dei suoi romanzi e racconti, Hayashi porta all’attenzione del pubblico prostitute e diseredati: una zona liminale, ibrida della società, fino ad allora ignorata dalla letteratura. E nel contempo costruisce consapevolmente una sorta di alter ego letterario, modello per tutte le sue eroine: una donna alternativa e trasgressiva, bastante a se stessa, solitaria. Una donna che proprio nella povertà, nell’incertezza del domani, lotta e riesce infine a raggiungere l’indipendenza economica ed emotiva, a realizzarsi nel lavoro e nel privato.