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Manfred

Manfred

a cura di
1° ed.
978-88-297-0071-4

Manifesto del romanticismo byroniano, e non solo, Manfred: Un poema drammatico (1817) nasce, insieme al Frankenstein di Mary Shelley, al Vampiro di John W. Polidori e al Prometheus Unbound di Percy B. Shelley, in quella strana fatale estate del 1816 in cui l’eruzione di un lontano vulcano, che oscurò i cieli di mezzo mondo, vide riunirsi sulle rive del Lago di Ginevra la più straordinaria e concitata compagnia di voci e spiriti poetici. Al centro di Manfred si staglia una figura dai torvi tratti gotici, nobile ribelle di stampo faustiano capace di evocare potenze occulte con le sue arti magiche, in cerca di una risposta al proprio malessere. Figura titanicamente sovversiva, Manfred rivendica con fierezza la superiorità dell’uomo, creatura «metà polvere, metà dio», sulle forze ostili del creato. Con le sue ambientazioni tra le cime delle Alpi, i personaggi sovrannaturali e le figure più comuni, i toni che oscillano dal cupo al solenne al faceto, e le scene dal poderoso impatto visivo, il dramma esplora temi centrali nella rivoluzione artistica e filosofica del primo Ottocento, come l’identità, la memoria, il rimpianto e il significato ultimo dell’esistenza e della morte. Per questa sua complessità suscitò l’interesse di Goethe e Dumas, Schumann e Nietzsche. Espressione grandiosa del tormento e del titanismo romantici, Manfred è un’opera multiforme, animata da spinte diverse e conflittuali, e pervasa da stimoli e suggestioni che continuano a suscitare nuove interpretazioni e nuove domande. 

 

Autore

, sesto Barone di Rochdale (1788-1824), è una delle icone cruciali della cultura occidentale dall’Ottocento a oggi. Giunse al successo nel 1812 quando, di ritorno dall’avventuroso tour dalla Penisola Iberica al Mediterraneo orientale, pubblicò i primi due canti di Childe Harold’s Pilgrimage. L’opera fece di lui il più noto e idolatrato poeta dell’epoca, inaugurando il modello dell’eroe byroniano, fascinoso e tormentato capostipite di tante figure successive. Nel 1816, lo scandalo seguito alla separazione dalla moglie Annabella lo spinse a partire per un esilio che lo portò fino in Italia, dopo un breve soggiorno in Svizzera, dove ebbe origine il dramma Manfred, che segna anche il passaggio del poeta verso le composizioni satiriche della fase italiana (Don Juan e Beppo). Percorso da richiami biografici e da complessi rimandi intertestuali – dalla Bibbia a Shakespeare, da Milton a Goethe –, Manfred conferma il fascino duraturo della leggenda di Byron, così come il potere di un linguaggio poetico capace di evocare atmosfere perturbanti e interrogativi profondi.