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Intellettuali del piffero

Intellettuali del piffero

Come rompere l'incantesimo dei professionisti dell'impegno

pp. 272, 2° ed.
978-88-317-9859-4

Per chi suonano il piffero gli intellettuali del piffero? Per se stessi, per avere un posto nella società dell’avanspettacolo politico, offrendo i loro servigi al mercato mediatico, dato che partiti e altre vecchie istituzioni non garantiscono più il ruolo e l’ingaggio di prima. Nell’ultimo ventennio hanno spesso commesso la truffa di travestire da militanza il proprio tornaconto personale: c’è chi ha goduto di posizioni di rendita grazie a opposti finti estremismi, facendo affari col nemico, e chi ha speculato, mettendo “in pegno” non la sua autorevolezza ma l’impegno stesso. Risultato? È ormai cronico quel bipolarismo che da sistema elettorale è diventato disturbo psichico: la sinistra è affetta dalla sindrome dei migliori, la destra ascolta gli istinti peggiori; il centro oscilla secondo convenienza, non coscienza. Così i cattolici fanno i libertini e il moralismo è l’arma delle femministe.
E ancora: se le vecchie trombette castrano i figli blaterando di rivoluzione, i giovani senza futuro fanno i tromboni. Per questo il parricidio intellettuale è un diritto naturale, una legittima difesa da praticare azzerando i pregiudizi pregressi e mettendo al servizio di tutti i torti e le ragioni di tutti. Come? Leggendo da adulti (traendone la morale) le favole che raccontano al pubblico gli intellettuali del piffero: furbi storytellers, cattivi maestri e arlecchini del pensiero.
Il libro, che fa nomi e cognomi, racconta chi sono i pifferai di Hamelin, i maiali di Orwell, i grilli parlanti; quando lo sono diventati e dove si collocano, dal fronte fantomarxista a quello vaffanculotto; il cosa riguarda i disturbi cognitivi derivati dal ventennio bipolare, quali il patriottismo merdaiolo, la demenza storiografica, la satiriasi giornalistica, la cleptomania, la cassandropausa; legati al perché, al come (auto-fiction, dietrologie, appelli) e con che mezzi, e con l’aiuto di chi, agiscono (gruppi editoriali, movimenti e partiti, magistratura). Infine, si racconta anche quanto prendono: c’è un tariffario di massima, in euro, delle principali prestazioni intellettuali. Cosa fare? Riconoscerli, per non farsi fregare.

Autore

(Milano, 1979) è alla redazione culturale del «Corriere della Sera» dal 2011 per la progettazione e realizzazione dell’inserto «la Lettura». Scrive di cultura, politica e società. È stato responsabile delle pagine e degli inserti di cultura e spettacoli del quotidiano «Il Riformista», dal 2003 al 2011. Ha pubblicato Hugo Chávez. Il caudillo pop (Marsilio 2007), scritto insieme a Rossana Miranda, Irrazionalpopolare (Einaudi 2008), con Francesco Bonami, e Intellettuali del piffero (Marsilio 2013, 2 edizioni). È autore e conduttore di trasmissioni radiofoniche (per Radio3 e Radio24) e documentari (per RaiCinema). Per Corriere Tv ha curato la webserie I ragazzi degli anni ’90. Insegna Comunicazione multimediale alla Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. Suoi racconti e poesie sono stati pubblicati in antologie (Ogni maledetta domenica, minimum fax 2010) e riviste («Nuovi Argomenti»). Il suo blog è criticalmastra.corriere.it.